MUTUAL AID, PADIGLIONE ITALIA
Mutual Aid - Padiglione Italia 17th Biennale di Architettura di Venezia
Le città sono da sempre il luogo della condivisione e della collaborazione. La struttura fisica dello spazio urbano facilita e in qualche modo richiede la presenza di spazi pubblici, la condivisione dei servizi essenziali, delle infrastrutture e delle risorse da cui dipende la vita della città. Nelle città contemporanee, però, lo spazio della condivisione si è ridotto di fronte alla frammentazione della società, all’indebolimento della sfera pubblica e all’erosione del bene comune da parte di interessi privati. L’applicazione dello sharing paradigm potrebbe contribuire a limitare l’uso delle risorse e a ridurre la vulnerabilità delle aree urbane, rendendo più equo il modo in cui beni e servizi strategici vengono prodotti e distribuiti. Ciò rende le città più forti: l’iniqua distribuzione di risorse, potere e conoscenza indeboliscono la forza complessiva dei sistemi urbani, non solo di una sua singola parte.
Ci sono ragioni per ritenere che la condivisione e la collaborazione siano caratteristiche socioculturali evolutive. Kropotkin (1842-1921) nel libro Mutual Aid: A Factor of Evolution sostiene che lo spirito di cooperazione abbia modellato l’evoluzione delle forme di organizzazione sociale che si sono succedute nella storia. La sua idea è che il mutualismo sia una legge evoluzionistica del mondo naturale, tanto quanto la sopravvivenza del più adatto.
Negli ultimi anni è emerso che in sistemi ecologici naturali complessi, come le foreste, le piante utilizzano un incredibile sistema di condivisione delle risorse per rendere più longevi e resilienti gli ecosistemi in cui vivono. Da tempo era nota la relazione simbiotica fra le radici delle piante e il micelio dei funghi micorrizici, a cui le piante cedono parte degli zuccheri prodotti dalla fotosintesi, ricevendo in cambio sostanze minerali estratte dal terreno. Recentemente si è capito che il micelio costruisce una vera e propria rete sotterranea e diffusa attraverso la quale piante anche distanti tra di loro possono condividere in gran quantità nutrienti, acqua e composti chimici. Dallo studio di queste relazioni emergono comportamenti sorprendenti attraverso cui, ad esempio, alberi adulti inviano carbonio e sostanze nutritive alle piante più giovani che non hanno ancora accesso alla luce. Una sorta di meccanismo di ridistribuzione, attraverso cui le piante sono in grado di contribuire a modellare e a rendere più resilienti, forti e longevi gli ecosistemi in cui vivono.
In questa accezione “vegetale” il paradigma di condivisione potrebbe essere applicabile a molte delle risorse chiave necessarie al metabolismo delle città. Come ad esempio all’acqua: si veda il caso di Singapore, città che non ha risorse idriche superficiali o sotterranee e in cui l’acqua piovana è considerata una risorsa strategica. Il paradigma della condivisione diventa in questo modo un modello attraverso cui tutti noi, consumatori, fruitori e cittadini “sosteniamo la comunità che ci sostiene”, che secondo Thiele è il principio cardine della sostenibilità.
L’ipotesi di questa installazione è che una strategia di mutuo appoggio e di condivisione di risorse come l’acqua, l’energia, il cibo e l’aria pura, può essere ampiamente applicabile alla scala urbana. Partendo da questa premessa, l’installazione si concentra sul ruolo delle piante: le teche di Mutual Aid sono filtri botanici che purificano l’aria all’interno del Padiglione. Attraverso una rete sotterranea, l’aria pura fluisce verso elementi più piccoli e si diffonde all’interno dell’installazione. In questo modo si suggerisce un paesaggio urbano dove le piante e l’ambiente costruito sono indistinguibili e dove gli edifici non solo non producono impatti ambientali ma generano benefici su larga scala.
“The species in which peace and mutual support are the rule, prosper, while the unsociable species decay.”
Pyotr Kropotkin