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Mutual Aid

Un’installazione che evidenzia come piante distanti tra loro si sostengano a vicenda attraverso un sistema simbiotico.

Cliente

Venice Architecture Biennale

Luogo

Venezia - Italia

Servizi

Biophilic Design

Anno

2021

Mutual Aid

Le città sono sempre state luoghi di condivisione e collaborazione. La struttura fisica dello spazio urbano facilita e in qualche modo richiede la presenza di spazi pubblici, la condivisione di servizi essenziali, infrastrutture e risorse su cui si basa la vita cittadina. Nelle città contemporanee, tuttavia, lo spazio della condivisione si è ristretto di fronte alla frammentazione della società, al deterioramento della sfera pubblica e all’erosione del bene comune a causa degli interessi privati. L’applicazione del paradigma della condivisione potrebbe aiutare a limitare l’uso delle risorse e ridurre la vulnerabilità delle aree urbane, rendendo più equo il modo in cui i beni e i servizi strategici vengono prodotti e distribuiti. Questo rende le città più forti: la distribuzione diseguale delle risorse, del potere e della conoscenza indebolisce la forza complessiva dei sistemi urbani, non solo una parte di essi. Ci sono ragioni per credere che la condivisione e la collaborazione siano caratteristiche socio-culturali evolutive. Kropotkin (1842-1921) nel libro Mutual Aid: A Factor of Evolution sostiene che lo spirito di cooperazione intrinseco alla natura dell’uomo abbia plasmato l’evoluzione delle diverse forme di organizzazione sociale che si sono succedute nella storia. La sua idea è che il mutualismo sia una legge evolutiva del mondo naturale, tanto quanto la sopravvivenza del più adatto.

 

"Le specie in cui la pace e il sostegno reciproco sono la regola, prosperano, mentre le specie asociali decadono".

Pyotr Kropotkin

filosofo anarchico

Una relazione simbiotica

Negli ultimi anni è emerso che nei sistemi ecologici naturali complessi, come le foreste, le piante utilizzano un incredibile sistema di condivisione delle risorse per rendere gli ecosistemi in cui vivono più duraturi e resistenti. La relazione simbiotica tra le radici delle piante e il micelio dei cosiddetti funghi micorrizici, a cui le piante cedono parte degli zuccheri prodotti dalla fotosintesi, è nota da tempo, ma solo in tempi recenti si è compreso che il micelio costruisce una vera e propria rete sotterranea diffusa attraverso la quale le piante anche distanti tra loro possono condividere in grandi quantità nutrienti, acqua e composti chimici. Dallo studio di queste relazioni emergono comportamenti sorprendenti attraverso i quali, ad esempio, gli alberi adulti inviano carbonio e nutrienti alle piante più giovani che non hanno ancora accesso alla luce. Una sorta di meccanismo di ridistribuzione, attraverso il quale le piante modellano e rendono più resistenti e longevi gli ecosistemi in cui vivono.

Il paradigma della condivisione, in questo senso “vegetale”, il potrebbe essere applicabile a molte delle risorse chiave necessarie al metabolismo delle città. Il paradigma della condivisione potrebbe quindi diventare un modello attraverso il quale tutti noi, consumatori, utenti e cittadini “sosteniamo la comunità che ci sostiene”, che secondo Thiele è il principio fondamentale della sostenibilità.

L’ipotesi dell’installazione è che una strategia di aiuto reciproco e di condivisione di risorse come l’acqua, l’energia, il cibo e l’aria pura possa essere ampiamente applicabile alla scala urbana. Le teche che ospitano le piante sono filtri botanici che purificano l’aria all’interno del padiglione. Attraverso una rete sotterranea, l’aria è costretta a fluire verso elementi più piccoli, diffondendo così l’aria pura all’interno dell’installazione. L’idea è quella di suggerire un paesaggio urbano in cui le piante e l’ambiente costruito sono indistinguibili e in cui gli edifici non solo non creano impatti ambientali ma generano benefici su larga scala.

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